“Nella mia infanzia ho sentito forte l’esigenza di esplorare, scoprire con immaginazione luoghi e culture lontane nel tempo e nello spazio. Sono cresciuto in Sardegna, un’isola meravigliosa antica e misteriosa, aggraziata e selvaggia, ricchissima e depredata. Non so con esattezza quando ho cominciato a desiderare di fare l’artista. Ricordo invece l’ansia e l’entusiasmo della scoperta che mi pervadeva a ogni viaggio verso ‘il continente’ (l’Italia), espressione questa, tipica delle mie parti, quando ci si spostava verso un’altra regione. Comunque qualcosa in me avveniva a ogni partenza e cambiava a ogni ritorno: un cambiamento quasi spirituale che si rafforzava e si rivelava in sé nel viaggio. In sostanza sono sempre stato stimolato da interrogativi etici ed estetici sull’ambiente e sul futuro, in particolare sul rapporto e il legame temporale che si viene a creare tra segni, simboli e funzioni del linguaggio. Spesso questi convergono gli uni negli altri, dando origine a ‘filtri percettivi della realtà’, che sono nuovi modelli socio-culturali. Tuttavia, trovare le parole giuste per dare significato di ricerca alla propria vocazione non è mai cosa facile. […] perciò confido nell’indulgenza e nella sensibilità del mio interlocutore, quale esso sia, nell’accettare una visione ambiziosa e complessa che è azione, manifestazione ed espressione del mio essere artista e progettista.” Laconi Carlo Salvatore III